PRESS RELEASE

Dal "Quotidiano di Lecce" del 14 febbraio 2011



 nr. 3
3 CIVETTE SUL COMO’

Storie di design senza tempo

Sabato 12 febbraio, dalle ore 19 alle ore 21, in Corso Vittorio Emanuele 49/a a Lecce, SE t presenterà nr.3:  3 civette sul como’….storie di design senza tempo.
Per la terza messa in scena SE t propone una selezione di elementi  disegnati tra gli anni ‘30 e gli anni ’50: arredi, luci, oggetti, cappelli…….
Accanto alle proposte di arredo, per la maggior parte di importazione italiana e francese, dell’antiquaria modenese Silvia Franchini, appassionata di collezionismo del novecento, saranno affiancati altri oggetti che appartengono a quell’epoca e a cui rimandano in maniera molto più diretta, a sottolineare la capacità di sottrarsi al tempo delle prime.
Queste suggestioni, che vengono da un tempo relativamente lontano, vogliono infatti ricondurre ad un atmosfera più attuale, come quella di altri elementi contemporanei che saranno dislocati nello spazio: gli arredi in particolare sono stati selezionati, al di là del loro essere chiaramente riconducibili ad un epoca che li caratterizza,  per la peculiarità dalla loro forma che al contempo riesce a farli rimanere sempre attuali sottraendoli loro malgrado a qualunque ‘etichettatura’; per la disarmante semplicità e al tempo stesso per il loro essere interessanti in quanto pensati – faccio raccolta di oggetti trovati, conservo un po’ di tutto, oggetti anonimi .Li tengo da parte ogni volta che capita un oggetto con una intelligente componente di progettazione (A.Castiglioni) - come a rimarcare il fil rouge di SE t.
SE t è un progetto nato da un’idea di Simona Marchetti ed Elena Bertone, che suggerisce un nuovo modo di pensare, concepire e scoprire l’architettura, l’arte, la fotografia, la moda e il design. Dopo una ventennale esperienza, rispettivamente nel campo dell’architettura e del design l’una e della moda l’altra, Simona ed Elena hanno deciso di proporre un loro personalissimo punto di vista nel campo delle arti con un nuovo approccio. Alla base del loro lavoro un’ attenta ricerca e selezione di spazi, oggetti, eventi e delle relazioni che possono scaturire tra questi elementi, escludendo a priori da questo percorso tutto ciò che è definibile scontato, commerciale, facilmente riproducibile. Contenitore e contenuto assumono la stessa valenza nel loro essere esibiti, ‘vestiti’ o ‘svestiti’ a seconda della performance proposta. Per questo motivo lo spazio, dove presenteranno una moltitudine di progetti differenti, ma sempre legati dallo stesso fil rouge, non sarà mai uguale a se stesso ma  temporaneo ed itinerante, come un set appunto.


Dopo l’inaugurazione, l’evento proseguirà nei seguenti giorni e orari:
dom   13   febbraio            17.30-19.30
lun     14   febbraio            17.30-19.30

"Il Paese Nuovo" Martedì 08 Febbraio 2011 17:25

‘SE t’: un tuffo nel '900. Terzo appuntamento col design senza tempo

Lecce – Giunge al terzo appuntamento ‘SE t’, la rassegna itinerante che offre un nuovo modo di concepire e fruire l’arte. Sabato 12 febbraio, dalle ore 19 alle ore 21, in Corso Vittorio Emanuele 49/a a Lecce, ci sarà spazio per ‘3 civette sul como’….storie di design senza tempo.
Per la terza messa in scena, SE t propone una selezione di elementi disegnati tra gli anni ‘30 e gli anni ’50: arredi, luci, cappelli e oggetti vari. La mostra è più che altro un tentativo di ‘full immersion’ in quel determinato momento storico. Accanto alle proposte di arredo, per la maggior parte di importazione italiana e francese, dell’antiquaria modenese Silvia Franchini, appassionata di collezionismo del novecento, saranno affiancati altri oggetti che appartengono a quell’epoca e a cui rimandano in maniera molto più diretta.
Ricordo di un passato, però, non totalmente avulso dal presente: queste suggestioni, che vengono da un tempo relativamente lontano, vogliono infatti ricondurre ad un atmosfera più attuale, come quella di altri elementi contemporanei che saranno dislocati nello spazio. Gli arredi in particolare sono stati selezionati, al di là del loro essere chiaramente riconducibili ad un epoca che li caratterizza, per la peculiarità dalla loro forma che al contempo riesce a farli rimanere sempre attuali sottraendoli loro malgrado a qualunque ‘etichettatura’.
SE t, un progetto nato da un’idea di Simona Marchetti ed Elena Bertone, che suggerisce un nuovo modo di pensare, concepire e scoprire l’architettura, l’arte, la fotografia, la moda e il design, ha chiuso il 2010 con il primo appuntamento (la mostra fotografica di Mustafa Sabbagh) e ha aperto il nuovo anno accendendo i riflettori su una raccolta privata di abiti vintage.
Dopo una ventennale esperienza, rispettivamente nel campo dell’architettura e del design l’una e della moda l’altra, Simona ed Elena hanno deciso di proporre un loro personalissimo punto di vista nel campo delle arti con un nuovo approccio. Alla base del loro lavoro un’ attenta ricerca e selezione di spazi, oggetti, eventi e delle relazioni che possono scaturire tra questi elementi, escludendo a priori da questo percorso tutto ciò che è definibile scontato, commerciale, facilmente riproducibile. Contenitore e contenuto assumono la stessa valenza nel loro essere esibiti, ‘vestiti’ o ‘svestiti’ a seconda della performance proposta. Per questo motivo lo spazio, dove presenteranno una moltitudine di progetti differenti, ma sempre legati dallo stesso fil rouge, non sarà mai uguale a se stesso ma temporaneo ed itinerante, come un set appunto.
Dopo l’inaugurazione, la mostra sarà visitabile domenica e lunedì dalle 17.30 alle 19.30.



nr. 2
   Exati di Francesca Petroni
   Vintage fashion collection


Sabato 8 gennaio, dalle ore 19 alle ore 21, in Via G.A. Coppola 11 a Lecce, SE t presenterà nr.2:  Exati di Francesca Petroni e Vintage Fashion collection.
Dopo il successo riscosso dal primo evento dedicato a Mustafa Sabbagh, SE t propone una raccolta di abiti vintage, provenienti da una proprietà privata londinese insieme ai gioielli Exati della designer romana Francesca Petroni.
La scelta di questo accostamento nasce dalla considerazione di come i termini eleganza, atemporalità e glamour sposino inequivocabilmente entrambe le collezioni all’insegna di un gusto sobrio ma al tempo stesso ricercato. Collezioni che, proprio nel loro essere ‘fuori dal tempo’, ognuna a modo proprio, risultano essere estremamente contemporanee. Se da un lato l’abito vintage è di per sé un tema di grande attualità, non a caso la first lady americana nei giorni scorsi ha presenziato ad un evento ufficiale con una abito ‘usato’ da 2500 dollari, facendo di quest’evento un ‘fatto storico’ , dall’altro il design di Exati fonde (nel vero senso della parola) forme primordiali e raffinate con metalli ‘poveri’ come il bronzo il rame e l’argento, elaborazioni digitali sofisticate con lavorazioni artigianali. L’accostamento risulta inoltre interessante per il gioco di contrasti che si determina attraverso un processo che rende prezioso ciò che in partenza non lo è e viceversa.
Un’ officina d’auto dismessa farà da scenario alla presentazione e vendita di queste due collezioni. Un luogo carico di significati simbolici e materici, a continuare il gioco di contrasti: se da un lato l’autofficina è uno dei luoghi in cui per antonomasia il corpo femminile viene immaginato “svestito”, come ricorda una nutrita serie di calendari sedimentati nel tempo sulle pareti, dall’altro, altri sedimenti, questa volta sui pavimenti, richiamano la materia prima su cui vengono forgiate le creazioni di Exati, anche se le forme finite poi rimandano a luoghi ben più lontani.  

SE t è un progetto nato da un’idea di Simona Marchetti ed Elena Bertone, che suggerisce un nuovo modo di pensare, concepire e scoprire l’architettura, l’arte, la fotografia, la moda e il design. Dopo una ventennale esperienza, rispettivamente nel campo dell’architettura e del design l’una e della moda l’altra, Simona ed Elena hanno deciso di proporre un loro personalissimo punto di vista nel campo delle arti con un nuovo approccio. Alla base del loro lavoro un’ attenta ricerca e selezione di spazi, oggetti, eventi e delle relazioni che possono scaturire tra questi elementi, escludendo a priori da questo percorso tutto ciò che è definibile scontato, commerciale, facilmente riproducibile. Contenitore e contenuto assumono la stessa valenza nel loro essere esibiti, ‘vestiti’ o ‘svestiti’ a seconda della performance proposta. Per questo motivo lo spazio, dove presenteranno una moltitudine di progetti differenti, ma sempre legati dallo stesso fil rouge, non sarà mai uguale a se stesso ma  temporaneo ed itinerante, come un set appunto.


Dopo l’inaugurazione, l’evento proseguirà nei seguenti giorni e orari:
dom 9 gennaio            10.30-12.30                17.00-19.30
lun 10 gennaio            10.30-12.30                17.00-19.30


"Il Paese Nuovo" Venerdì 07 Gennaio 2011 15:53

SE t: secondo appuntamento itinerante con abiti vintage e gioielli



Lecce – Ritornano sabato 8 gennaio le iniziative culturali itineranti di Se t, il progetto di Simona Marchetti ed Elena Bertone che suggerisce un nuovo modo di pensare, concepire e scoprire l’architettura, l’arte, la fotografia, la moda e il design. Il secondo appuntamento è con 'Exati' di Francesca Petroni e Vintage Fashion e si svolgerà a Lecce, in via G.A. Coppola dalle 19 alle 21.
Dopo il successo riscosso dal primo evento dedicato alla mostra fotografica 'About Skin' di Mustafa Sabbagh, SE t propone una raccolta di abiti vintage, provenienti da una proprietà privata londinese insieme ai gioielli Exati della designer romana Francesca Petroni.
La scelta di questo accostamento nasce dalla considerazione di come i termini eleganza, atemporalità e glamour sposino inequivocabilmente entrambe le collezioni all’insegna di un gusto sobrio ma al tempo stesso ricercato. Collezioni che, proprio nel loro essere ‘fuori dal tempo’, ognuna a modo proprio, risultano essere estremamente contemporanee. Se da un lato l’abito vintage è di per sé un tema di grande attualità, non a caso la first lady americana nei giorni scorsi ha presenziato ad un evento ufficiale con una abito ‘usato’ da 2500 dollari, facendo di quest’evento un ‘fatto storico’, dall’altro il design di Exati fonde (nel vero senso della parola) forme primordiali e raffinate con metalli ‘poveri’ come il bronzo il rame e l’argento, elaborazioni digitali sofisticate con lavorazioni artigianali. L’accostamento risulta inoltre interessante per il gioco di contrasti che si determina attraverso un processo che rende prezioso ciò che in partenza non lo è e viceversa.
Un’ officina d’auto dismessa farà da scenario alla presentazione e vendita di queste due collezioni. Un luogo carico di significati simbolici e materici, a continuare il gioco di contrasti: se da un lato l’autofficina è uno dei luoghi in cui per antonomasia il corpo femminile viene immaginato “svestito”, come ricorda una nutrita serie di calendari sedimentati nel tempo sulle pareti, dall’altro, altri sedimenti, questa volta sui pavimenti, richiamano la materia prima su cui vengono forgiate le creazioni di Exati, anche se le forme finite poi rimandano a luoghi ben più lontani.
La raccolta di abiti e gioielli sarà visitabile anche domenica 9 gennaio e lunedì 10 gennaio dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 19.30



nr. 1
ABOUT SKIN di Mustafa Sabbagh

Appuntamento sabato 18 dicembre a Lecce.

Sabato 18 dicembre, dalle ore 19 alle ore 21.00, in Via Idomeneo 52 a Lecce, si terrà l’inaugurazione dello spazio nomade e temporaneo SE t, che avrà l’onore di presentare   l’esibizione fotografica e installazione video “About skin” di Mustafa Sabbagh.

SE t è un progetto nato da un’idea di Simona Marchetti ed Elena Bertone, che suggerisce un nuovo modo di pensare, concepire e scoprire l’architettura, l’arte, la fotografia, la moda e il design. Dopo una ventennale esperienza, rispettivamente nel campo dell’architettura e del design l’una e della moda l’altra, Simona ed Elena hanno deciso di proporre un loro personalissimo punto di vista nel campo delle arti con un nuovo approccio. Alla base del loro lavoro un’ attenta ricerca e selezione di spazi, oggetti, eventi e delle relazioni che possono scaturire tra questi elementi, escludendo a priori da questo percorso tutto ciò che è definibile scontato, commerciale, facilmente riproducibile. Contenitore e contenuto assumono la stessa valenza nel loro essere esibiti, ‘vestiti’ o ‘svestiti’ a seconda della performance proposta. Per questo motivo lo spazio, dove presenteranno una moltitudine di progetti differenti, ma sempre legati dallo stesso fil rouge, non sarà mai uguale a se stesso ma  temporaneo ed itinerante, come un set appunto. La scelta di iniziare da ABOUT SKIN è significativa della volontà di “cambiare pelle” ogni qual volta sentiranno la necessità di avere scenari ed esigenze sempre diversi e in movimento.

Protagonista di questo primo atto sarà Mustafa Sabbagh, acclamato fotografo italo-giordano, di cui About Skin propone circa 50 scatti full page. Assieme a foto di paesaggi, foto di moda sono soprattutto i ritratti di persone (sia professionisti che soggetti casuali) a rivelare, sin dalle prime pagine, il vero tema del libro: la pelle umana. Lontano, infatti, dalla prassi imperante e ormai imprescindibile del fotoritocco, Sabbagh si muove con disinvoltura nel contesto patinato della fotografia di moda, mettendo però in primo piano dei soggetti che celebrano, attraverso una ricerca sensibile, le naturali imperfezioni del tessuto epiteliale. About Skin rivela dunque - fra stilizzati paesaggi e languidi fiori - una teoria di nei, cicatrici, pelli arrossate, vene, rughe, smagliature, segni provocati dai vestiti: un atlante che, da una parte, rimanda l’osservatore alla pittura nordeuropea del ’500 e ’600 (vedi gli olandesi delle nature morte e i ritrattisti del Rinascimento nordico) e, dall’altra, alla fotografia dei contemporanei Wolfgang Tillmans, Jurgen Teller e Rineke Dijkstra.

Mustafa Sabbagh nasce ad Amman (Giordania) e studia architettura all’università di Venezia. Successivamente è a Londra come assistente di Richard Avedon. Dal 2004 partecipa a diversi progetti editoriali ed espositivi (Bread & Butter, Berlino,2004; Human Game e Welcome TO MY HOUSE, Firenze, Fondazione Pitti 2006; Lee Jeans book , Berlino; Bepositive, Edwin, Forfex, Milano_ White, 2009; Carne, Milano, Superstudio, 2009). Dal 2006 -2008 insegna fotografia e comunicazione  presso la facoltà di architettura dell’Università di Ferrara.
Nel 2007 collabora con il prestigioso Central Saint Martins College of Art and Design. Pubblica diversi lavori in numerose testate tra le quali Arena, The Face, Vogue Italia, L’Uomo Vogue, Rodeo, Gasby, Front, Kult, Sport‹street, ecc. Nel 2009 partecipa a Like-us, evento itinerante ed interdisciplinare inserito nel circuito Off di Bologna Arte Fiera, in cui si è reso omaggio al genio di Tina Modotti. Il suo libro, About Skin, è stato selezionato dalla Tate Modern Gallery Library a Londra.

La presentazione del libro avverrà venerdì 17 dicembre alle 18.00 presso l’Ideario di Liberrima, Corte dei Cicala, Lecce. L’inaugurazione dell’ esposizione avrà luogo sabato 18 dicembre dalle 19.00 alle 21.00 presso lo spazio SE t, Via Idomeneo 52 , Lecce.
Contatti :   +39 335 5764074  +39 339 1562122                                  set.eventi@gmail.com 


"Il Paese Nuovo" Sabato 18 Dicembre 2010 12:20

'About Skin': in mostra i 50 scatti del fotografo Mustafa Sabbagh

Lecce (Salento) – Si inaugura oggi, sabato 18 dicembre, dalle 19 alle 21, la mostra ‘About Skin’ del fotografo italo – giordano, Mustafa Sabbagh, negli spazi di SE t, in via Idomeneo 52 a Lecce.
(Patrizia Capoccia) - “Il bello è sempre imperfetto”. Sembra un aforisma di John Keats, ma non lo è. E’, invece, la frase di esordio del fotografo Mustafa Sabbagh quando gli porgo la prima domanda della mia intervista. Nella sua affermazione, infatti, che suona quasi come la sentenza del poeta inglese romantico ‘Beauty is truth, truth beauty’, è racchiusa l’essenza del suo modo di fotografare. Nulla di più semplice, ma anche nulla di più rivoluzionario se si pensa che il fotografo in questione ha pubblicato e pubblica per diverse riviste di moda internazionali. I suo genere privilegiato è il ritratto e, nei suoi scatti, appaiono spesso modelli, ritratti con una semplicità e un’espressività disarmanti. Quello che viene fuori dalle immagini, infatti, è il senso di ‘verità’ contrapposta all’artificio, a cui siamo sempre più abituati in quasi tutte le fotografie da cui siamo sommersi. Nelle foto di Sabbagh i soggetti ritratti non vengono ritoccati in post produzione e questo è il frutto di una scelta più che consapevole. Il fotografo, lasciando ‘al naturale’ le caratteristiche dell’individuo che posa, ne restituisce tutta l’umanità possibile. I difetti della pelle (cicatrici, arrossamenti, nei) diventano punti di forza, peculiarità irrinunciabili di ogni essere umano, segni di riconoscimento irripetibili che caratterizzano l’essenza di ciascuno.
E’ questo il tema di ‘About skin’, il libro presentato in giro per l’Italia e anche a Lecce dal fotografo italo-giordano Mustafa Sabbagh e che è anche una mostra in 50 scatti full page in esposizione domenica e lunedì presso lo spazio SE t in via Idomeneo 52 a Lecce (orari di apertura: domenica 10.30-12.30 e 17 -19.30 e lunedì 10.30 - 12.30).
Sabbagh decide, così, di andare oltre la pelle e, cioè, oltre lo strato superficiale delle cose o delle persone, per centrare in profondità ogni essere umano.
“La mia ricerca non vuole essere tanto eclatante, nel senso che io non voglio sorprendere a tutti i costi. Cerco di dare lettura alle piccole sfumature che ognuno di noi porta, i segni che ognuno ha su se stesso in un determinato arco di tempo che può essere lungo, quindi è segnato dall’età, dalle rughe, oppure corto quindi segnato, ad esempio, dalla forma delle calze strette. Insomma, metto in luce le piccole sofferenze quotidiane che non sentiamo neanche più perché ci siamo abituati. Nei miei scatti la luce non dà mai profondità, cerco sempre la piattezza quasi a voler indicare che la profondità deve trovarsi nel messaggio. La luce deve essere uno strumento ‘morbido’ che avvolge il soggetto senza ‘violentarlo’”.
Mustafa Sabbagh parla poi della scelta di non ricorrere al fotoritocco: “Tendo a non usare molto photoshop. Non amo il fotoritocco anche se uso il digitale perché è inevitabile: ormai mancano i laboratori di sviluppo, le pellicole, il tempo di consegna dei lavori è diventato molto più breve. Si tratta di un’evoluzione irreversibile, come in passato ci si serviva dei cavalli per muoversi e invece adesso abbiamo le macchine. La scelta, poi, di non ricorrere al fotoritocco dipende anche dal fatto che io ho sempre cercato di aprire dei solchi in una morale prestabilita, in un concetto di bellezza dogmatico che ci è dato e che diventa per noi un nuovo burqa”. Alla domanda se il fatto di non ricorrere alla correzione delle imperfezioni sia motivo di diffidenza e di disagio da parte dei modelli che si fanno fotografare risponde: “A dir la verità, non mi pongo il problema. Molti, anzi, richiedono di esser fotografati da me. Credo, poi, che l’omologazione sia un fenomeno sociale e non individuale: quando uno si avvicina all’individuo parlandogli e cercando di capirlo si riesce ad arrivare alla sostanza, quindi non conta più così tanto il risultato dell’immagine perfetta dal punto di vista estetico. Ogni modello, alla fine, si sente amato con i propri difetti e questo toglie qualsiasi inibizione e qualsiasi pregiudizio verso quel tipo di immagine poco patinata”.
In passato Sabbagh è stato assistente di un maestro come Richard Avedon del quale dice: “In quegli anni l’ho osservato soprattutto umanamente. Ho osservato il suo amore per l’individuo e l’esaltazione dell’individuo stesso. Questo è l’insegnamento più grande, perché la tecnica la si può anche imparare dai manuali. Io poi sono uno che ha sempre cercato di conoscere molto bene la tecnica per poterla, poi, superare, dissacrandola. Molto spesso, invece, i linguaggi attuali dissacrano qualcosa che non conoscono. Credo che prima di qualunque scatto sia necessaria la progettualità. Dietro la foto che cattura anche l’istante più spontaneo ci deve essere sempre la progettualità. Una foto che viene bene senza essere stata progettata non è una foto mia. Questa è la differenza fra un professionista e un fotoamatore”.
Mustafa Sabbagh hai i modi gentili e discreti. Non è molto eloquente, ma da poche battute si intravedono la sua saggezza e professionalità. Le sue affermazioni sembrano quasi delle ‘massime’ che attraverso il personale modo di intendere la fotografia offrono un’analisi lucida sulla contemporaneità. La chiacchierata finisce ancora una volta con una riflessione lungimirante da parte di una persona che conosce bene il proprio mestiere. “Oggigiorno la gente è molto disincantata perché è continuamente sommersa dalle immagini. In un contesto del genere, le foto devono portare con sé un messaggio capace di far riflettere in modo che la gente si fermi, senza cercare di sorprendere a tutti i costi perché il pubblico, oramai assuefatto, tende a stupirsi al massimo per trenta secondi e poi dimentica facilmente.
Mustafa Sabbagh nasce ad Amman (Giordania) e studia Architettura all’Università di Venezia. Negli anni seguenti è a Londra come assistente di Richard Avedon. Dal 2006 al 2008 insegna fotografia e comunicazione presso la facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara. Nel 2007 collabora con il prestigioso Central Saint Martins College of Art and Design. Pubblica diversi lavori in numerose testate tra le quali Arena, The Face, Vogue Italia, L’Uomo Vogue, Rodeo, Gasby, ecc. Il suo libro, ‘About Skin’, è stato selezionato dalla Tate Modern Gallery Library a Londra.
‘About Skin’ è il primo evento culturale che inaugura lo spazio nomade e temporaneo di SE t, un progetto, nato da un’idea di Simona Marchetti ed Elena Bertone, che suggerisce un nuovo modo di pensare, concepire, scoprire l’architettura, l’arte, la fotografia, la moda e il design. Durante la rassegna saranno presentati vari progetti, diversi fra loro e in spazi diversi, ma sempre legati dallo stesso fil rouge: lo spazio non sarà mai lo stesso, ma sarà temporaneo ed itinerante come un set appunto.